Turano, Salto, Campotosto: itinerario nei laghi sabini

Turano, Salto, Campotosto: itinerario nei laghi sabini

Che gli italiani non abbiano un buon rapporto con la geografia, compresa quella territoriale, non è un mistero. Nell’interminabile lista di toponimi da mandare giù a memoria durante le lezioni frequentate alle scuole elementari e medie, tra i laghi dell’Italia Centrale venivano annoverati i tre grandi bacini vulcanici adagiati tra Lazio ed Umbria: Trasimeno, Bolsena, Bracciano; talvolta il Lago di Vico ed il Lago Albano (ma non il fratello minore di Nemi). Oggi per fortuna la tecnologia agevola i docenti a rendere più appetibile la geografia, ed esplorando virtualmente il cuore del nostro stivale si può facilmente notare come i verdeggianti rilievi appenninici siano punteggiati da una miriade di laghi minori tutti da scoprire. La maggior parte di essi non sono naturali, ma appartengono a quel sistema di dighe artificiali costruite dall’Enel per sfruttare l’energia idroelettrica di fiumi dal corso impetuoso. Nonostante siano opera dell’uomo, i laghi artificiali dell’Italia Centrale sono perfettamente integrati nel contesto naturale circostante e contribuiscono a regalare all’osservatore paesaggi rilassanti e rigeneranti. Tra quelli consigliati per una gita fuori porta, una sessione di fotografia naturalistica o un week-end dedicato al turismo verde, spiccano tre bacini a cavallo tra Lazio e Abruzzo che sulla carta geografica sembrano quasi allineati: da ovest verso est, ecco i laghi del Turano, Salto, Campotosto. Vediamo dunque come strutturare un itinerario tra i laghi del Turano, Salto, Campotosto: tre gemme ancora sconosciute al grande pubblico.

Turano, Salto, Campotosto

Siamo in Sabina, una terra aspra, genuina e a tratti ancora incontaminata a nord-est di Roma da sempre sospesa tra fratellanza e rivalità con la capitale. Percorrendo l’autostrada che, sdoppiandosi all’ingresso della Piana del Fucino, conduce a L’Aquila o a Pescara, è sufficiente lasciarsi alle spalle Tivoli per dimenticare gli afosi ecomostri della periferia est romana ed immergersi in una natura rigogliosa dal verde quasi abbagliante. All’uscita di Carsoli-Oricola, non fatevi scoraggiare dai capannoni della zona industriale e seguite le indicazioni, in direzione Rieti, per il Lago del Turano. Creato sbarrando il corso dell’omonimo fiume, il Lago del Turano, a forma di esse, si trova in un’ampia riserva naturale ricoperta di fitti boschi, con borghi medievali ed antichi castelli che si specchiano nelle sue acque. Castel di Tora è il centro principale: un instagrammabile presepio sulle acque che si mostra in tutto il suo splendore dal ponte sulla strada provinciale. Sul promontorio adiacente, il Borgo Antuni, accessibile solo con visita guidata, è uno dei più suggestivi insediamenti abbandonati dell’Italia Centrale, ed il panorama che si gode dalle rovine consente di beneficiare di una visuale completa su tutti i due rami del lago. Colle di Tora, ricercatissimo set cinematografico, è la base ideale per soggiornare, concedersi una passeggiata a piedi su strade pianeggianti o ristorarsi: meglio evitare le trappole per turisti sul lungolago e dirigersi verso la Trattoria “Il Vigneto”, dove è possibile, a prezzi modici (da notare il menù scritto interamente a mano), assaggiare specialità della cucina sabina, perfetto connubio tra quella laziale e quella abruzzese. Per chi preferisce un bagno nelle acque gelide, la spiaggia principale (non attrezzata) è poco distante; in alternativa, un’area attrezzata per picnic e barbecue è disponibile lungo il ramo meridionale, dove, per citare Manzoni, il lago viene a restringersi e a prendere corso e figura di fiume. I fotografi più smaliziati troveranno pane per i loro denti nei punti di interesse a mezza costa, tra cui il belvedere attrezzato sulla strada che conduce a Poggio Moiano e di lì allo svincolo di Roma Nord, Ascrea (un comune autonomo di soli 212 abitanti spopolatosi nel dopoguerra) e Paganico Sabino, dove un belvedere potenzialmente spettacolare sulla Rocca è purtroppo brutalizzato da inferriate di sicurezza fin troppo invadenti.

Turano, Salto, Campotosto

Chi va di fretta impiegherà poco meno di mezz’ora per percorrere la strada provinciale 34 che separa la diga del Turano da Rieti, ma chi desidera visitare un altro scenografico lago della Sabina reimboccherà l’autostrada in direzione L’Aquila e seguirà il percorso della statale Salto-Cicolana (a meno di non inerpicarsi per i tornanti della riserva del Monte Navegna). Abbandonata a Gamagna una strada fin troppo frequentata dai mezzi pesanti, basterà percorrere qualche kilometro in discesa per ritrovarsi nel paesino di Fiumata, dove comincia il Lago del Salto. Se possibile, questo bacino dalla forma irregolare ricco di seni e golfi che in alcune pieghe si trasformano in veri e propri fiordi, è ancora più bello del precedente: a differenza del Turano, qui è possibile percorrere in bicicletta (o in auto, per i più sfaticati) l’intero perimetro. Le vedute dove fermarsi per scattare qualche foto, in particolare sui ponti che attraversano le rientranze, sono innumerevoli: la veduta più bella è senz’altro quella che si gode dal ponte di Fiumata (ignorate il divieto di transito ai pedoni: nessuno vi dirà niente se lo percorrerete a piedi!), a senso unico alternato. Il Borgo di San Pietro è quello più indicato per chi desidera una giornata balneare (qui le spiagge sono attrezzate con ombrelloni e lettini), mentre, nei pressi della Diga, dove una gola vertiginosa e una natura intricata nascondono la vista del fiume sbarrato, gli appassionati di enologia non potranno non fermarsi per un calice presso Dam Enoteca Ati.p.ca, immersa in un’atmosfera mozzafiato per il più informale e rilassato tra gli aperitivi. Il modo migliore per godere il lago è tuttavia quello di noleggiare una barca a propulsione elettrica per scoprire ogni anfratto e fotografare il lago da una posizione privilegiata: punti di noleggio sono disponibili a Fiumata e a Petrella, presso Villa dell’Annunziata. Percorrendo la Statale Cicolana, avrete senz’altro notato le insegne pubblicitarie di un ristorante con un nome curioso: la trattoria Sfreddafacioli a Mercato di Fiamignano offre una cucina casareccia a prezzi irrisori, allietata dalla simpatia e dall’istrionismo tipicamente romanesco (che potrebbe risultare un po’indigesto a chi ha la puzza sotto il naso e non sa stare al gioco) del proprietario Mario. Trenta euro per antipasto di salumi e verdure, fagioli con le cotiche, coratella, primo di pasta fatta in casa, secondo di carne, dolce, acqua, vino, caffè ed ammazzacaffè: troveresti altrove un prezzo simile?

Turano, Salto, Campotosto

Finora ci siamo mossi in un ambiente di collina: per quanto diversi, i laghi del Turano e del Salto condividono la tipica vegetazione ed il paesaggio del piano altitudinale sub-montano. Avvicinandoci al Lago di Campotosto, entriamo invece in un ambiente di alta montagna. Il Lazio ha ormai lasciato spazio all’Abruzzo ed il Corno Grande del Gran Sasso in linea d’aria è a due passi. Siamo a 1.313 metri sul livello del mare, e qui la vegetazione si fa più rada, omologandosi a quella degli altipiani abruzzesi, come le Cinque Miglia e Navelli. Il Lago di Campotosto, con 38 kilometri di perimetro interamente percorribile e 14 kmq di superficie, è il più grande lago artificiale della regione. Anche qui i servizi principali si dispongono in prossimità di un ponte che ne congiunge le sponde nel tratto più stretto. Scordatevi qui spiagge, attrezzate o non, dove poter fare il bagno: il lago strizza decisamente l’occhio agli appassionati di sport acquatici come pesca, canoa e windsurf. Il tour operator incoming Majellando, di cui abbiamo parlato qui, offre una visita guidata in canoa della durata di un’ora. Il bar “La Chioscheria”, aperto solo nei mesi estivi, è la base ideale per rifocillarsi con una colazione rinforzata o un panino. Poco distante, il ristoro “Il Porcello” è uno spaccio assortito di prodotti tipici del posto, tra cui spicca la rarissima mortadella di Campotosto (a pasta rossa e non rosa perché non cotta), molto più simile alla Ventricina di Vasto che alla mortazza bolognese. Se dici “Abruzzo” dici “Arrosticini“, ed il Bar-Ristorante Serena, frequentatissimo dai motociclisti, è la tappa obbligata per divorarne in quantità industrali, non senza rinunciare a un sostanzioso piatto di tagliatelle ai funghi o ravioli con la ricotta. Non saremmo di fronte a mete del jet set internazionale o in testa alle classifiche di gradimento del turismo di massa, ma i laghi del Turano, Salto e Campotosto rappresentano senz’altro mete imperdibili per tutti coloro i quali desiderano una pigra immersione a trecentosessanta gradi nel turismo verde a bassa densità di fruitori, senza rinunciare alle gratificazioni di una generosa cucina regionale. Cosa c’è di meglio dell’Italia Centrale per soddisfare tutto ciò?

Lago di Campotosto

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