Il folle cammino: da Napoli a Bergen senza volo

Il folle cammino: da Napoli a Bergen senza volo

Estate 2015. Il momento atteso da una vita è finalmente arrivato: a fine agosto visiterò i Fiordi Norvegesi. Non sarà certo il viaggio che ho sempre desiderato: per mancanza di soldi e tempo dovrò rinunciare a Capo Nord, alle Lofoten e a tutti i territori al di là del Circolo Polare Artico. Ma avrò senz’altro occasione di inebriare i sensi con 4 notti a Bergen e relative escursioni (tra cui la celeberrima e forse un po’troppo turistica “Norway in a nutshell“), il trasferimento ad Oslo attraverso la ferrovia più bella d’Europa, due notti a Stoccolma e due a Copenaghen. Il ricordo dell’atterraggio d’emergenza di quattro anni prima e la tempesta sull’Atlantico di ritorno da New York dell’anno successivo evocano ancora in me orribili ricordi, così come il week-end a Lisbona trascorso a pensare al volo di ritorno. Per questo viaggio in Scandinavia opterò quindi per un compromesso: andata in aereo, con il comodissimo volo diretto Roma-Bergen della Norwegian, ritorno con i mezzi di superficie: da Copenaghen, raggiungerò Amburgo (dove ci sarà occasione per una breve visita della città), per poi prendere un treno notturno per Monaco di Baviera e da lì il celebre eurocity per Bologna via Brennero. Così, una volta atterrato, mi godrò la vacanza sciolto e rilassato, senza pensieri funesti. Ma non sono ancora soddisfatto: ci tengo troppo ad arrivare sano e salvo in Norvegia. Se solo non fosse così lontana…

Aereo Norwegian

E’ una caldissima notte di metà luglio, e fatico a prendere sonno: l’afa, le zanzare, l’alta stagione in agenzia di viaggi e le relative rotture di scatole…Ma c’è dell’altro: il pensiero di dover prendere l’aereo per arrivare fino a Bergen mi perseguita. Ci tengo troppo a questo viaggio. Non posso rischiare che la paura di volare mi faccia mandare all’aria tutto. Giusto per curiosità, apro l’app di Go Euro (oggi Omio) sul cellulare e controllo in che modo possa arrivare a Bergen nel primo pomeriggio del 30 agosto con i soli mezzi di superficie; la soluzione più breve prevede di partire da Napoli due giorni prima, di primo mattino. E’ una follia, ma…Mi alzo ed accendo il computer: voglio controllare i prezzi di tutto l’ambaradan. Se fossero sostenibili, potrei chiedere al capo due giorni di ferie anticipate con la scusa che mia sorella emigrante ritorna a casa e vuole rivedermi prima di partire. Tutto accade di getto: si tratta di spendere un centinaio d’euro, praticamente nulla in confronto a quanto mi è costato il viaggio. Cento euro di sicurezza, che sopprimeranno l’ansia anticipatoria e mi faranno godere di pace e tranquillità. Un ottimo investimento. Stare seduto per tanto tempo in un treno o un pullman per me non è mai stato un problema: basta che mi diano un posto al finestrino, e trascorrerò tutto il tempo a guardare il paesaggio. Il dado è tratto. Il tormentone di quell’estate è la canzone di una pseudocantante con la voce robotica da segreteria telefonica inceppata, tale Baby K, che strimpella con l’autotune: “Volerei da te da Milano fino ad Hong Kong, passando per Londra, da Roma e fino a Bangkok”. Io farò diversamente. Rispettando la metrica della canzonaccia: “Prenderei il treno da Napoli fino a Bergèn, passando da Amburgo per Aarhus, fino ad Hirtshals…“. E’ andata proprio così: un folle cammino. E adesso ve lo racconto.

Flixbus

Sono le 7 del mattino di giovedì, 28 agosto 2015, quando il macchinista del Frecciarossa diretto a Bologna rilascia i freni. La prima tappa si snoda attraverso un territorio conosciuto: devo risalire l’Italia e avvicinarmi ai confini, una tratta che percorro spessissimo in quegli anni. Cerco di sonnecchiare, ma c’è il sorteggio delle coppe europee, ed un amico (che pensa che sia ancora in ufficio, non avendo detto a nessuno del mio folle cammino) mi tiene sveglio commentando su Whatsapp la difficoltà delle squadre incontrate dal Napoli. Arrivo a Bologna a metà mattinata: ho tutto il tempo per rifornirmi di panini ed acqua in vista della tratta successiva, l’eurocity per Monaco di Baviera: è un viaggio paesaggisticamente piacevole attraverso la Val d’Adige e le Alpi Austriache, ma il treno è di una lentezza disarmante ed i sedili sono più scomodi di quelli della metropolitana. Le gambe cominciano a contrarsi, e l’arrivo nella capitale bavarese è quasi una liberazione. Ho ancora qualche ora prima della tratta notturna, e ne approfitto per andare al bagno, mangiare un immancabile panino con wurstel accompagnato dalle migliori patate al forno mai assaggiate e stordirmi con un paio di pinte di birra sulla terrazza della stazione. Settembre è dietro l’angolo, ma a Monaco è una serata insolitamente calda ed umida che fa sudare anche da fermo: persino la birra ne risente, ed una bionda tedesca diventa imbevibile se non è alla temperatura giusta. Con largo anticipo, percorro i 500 metri che mi separano dall’autostazione: la tappa successiva è infatti in bus. Un bus verde, che presto arriverà anche in Italia, ma in Germania è già famosissimo: Flixbus. E’ con uno dei suoi Setra a due piani che risalirò la Germania per tutta la notte fino ad arrivare il mattino seguente alla porta della Scandinavia: Amburgo.

Aarhus

Il bus è pieno a tappo, ed il posto accanto a me è occupato da un immigrato. Con il tempo capirò che, se le tariffe sono basse, un passeggero alto deve acquistare due biglietti per occupare tutti e due i sedili e viaggiare comodo. Sonnecchio a malapena, ma il tempo scorre via veloce. Nel cuore della notte ci fermiamo in una nebbiosa stazione di servizio in aperta campagna, dalle parti di Kassel. Siamo costretti a scendere, per esigenze di tachigrafo. Ripresa la marcia, riesco finalmente a prendere sonno, risvegliandomi all’alba alla fermata di Hannover. Sono un po’preoccupato perché ad Amburgo ho una coincidenza un po’stretta, ma per fortuna la meta è più vicina di quanto pensassi: il Flixbus arriva in perfetto orario al capolinea situato di fronte alla stazione ferroviaria, così ho tutto il tempo di fare colazione con un cornetto burroso prima di prendere il treno successivo. La Danimarca è ormai vicina: con un ICE a trazione diesel attraverso le monotone pianure dello Jutland, e ad ora di pranzo sono già ad Aarhus, seconda città danese. La stazione è situata in un centro commerciale moderno ed asettico come una sala operatoria, ma l’hamburger che mangerò prima di ripartire è troppo speziato. Oltre che carissimo, ma si sa che in Scandinavia è così. In Norvegia sarà anche peggio. Nel primo pomeriggio sopraggiunge il passaggio più temuto: da Aarhus devo arrivare sino alla punta nord della Danimarca, ed ho pochissimi minuti (solo 6) di coincidenza nella stazioncina di Hjorring per raggiungere Hirtshals, cittadina portuale da dove partono i traghetti per la dirimpettaia Norvegia. Per fortuna i treni danesi spaccano il secondo, ed alle 17.29 del 29 agosto mi ritrovo in un paesino lunare spazzato dal vento, con sparute casette in legno dal tetto spiovente, capannoni industriali, bacini di carenaggio ed un fortissimo odore di pesce essiccato. Nonostante la stanchezza riesco agevolmente ad arrivare a piedi al porto, dove la motonave Bergenfjord della Fjord Line mi condurrà finalmente a destinazione. Ho prenotato un biglietto di poltrona, ma l’esperienza mi insegna che al momento del check-in è spesso possibile, con un piccolo supplemento, ottenere una più comoda cabina. Ne avrei veramente bisogno, essendo in viaggio da un giorno e mezzo

Hirtshals

La sorte mi assiste: con soli 30 euro di differenza ottengo una meritata cabina interna. La Bergenfjord sembra quasi una nave da crociera, e non appena prendo possesso della cabina mi vengono immediatamente in mente tanti giorni merdosi trascorsi su una puzzolente nave della Msc a fare il galoppino per conto dell’azienda e a dormire con gente sconosciuta. Sogghigno di soddisfazione, pensando che questa volta sono solo e sono in vacanza. Con la meta ormai a un passo. Una bella cena a base di pollo fritto e birra nel ristorante a buffet e poi una bella dormita. Mi risveglio all’alba, mentre stiamo per entrare nel porto di Stavanger, scalo intermedio della traversata. C’è un po’di mare mosso. Posso ancora dormicchiare per qualche ora, essendo l’arrivo a Bergen previsto per le 12.30. Ma poi non resisto: non posso perdermi la panoramica del tragitto finale, con le isolette del Vestland che danno il benvenuto in Norvegia. Alle 12.30 precise, la nave attracca in porto ed apre le uscite. 53 ore e mezza di viaggio lento e rilassato, un folle cammino, ma ne è valsa la pena. Ora sono pronto per farmi possedere dai fiordi norvegesi senza pensieri…

Il folle cammino

Gli orari e le tappe del folle cammino:

28/08/2015   Napoli Centrale 7.00   Bologna Centrale 10.35     Frecciarossa 9514
28/08/2015   Bologna Centrale 11.52   Monaco Hbf 18.36     Eurocity 84
28/08/2015   Monaco Autostazione 21.45   Amburgo Autostazione 8.15 (+1)     Flixbus N05
29/08/2015   Amburgo Hbf 9.28   Aarhus 13.59     Eurocity 386
29/08/2015   Aarhus 14.48   Hjorring 17.01     Ic-Lyntog 43
29/08/2015   Hjorring 17.07   Hirtshals 17.29   Lokaltog 76
29/08/2015   Hirtshals 20.00   Bergen 12.30 (+1)     MS Bergenfjord

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