Hallstatt, il villaggio da fiaba vicino Salisburgo

Hallstatt, il villaggio da fiaba vicino Salisburgo

Se preferisco Salisburgo a Vienna, come ho già avuto modo di raccontare in questo articolo, gran parte del merito va anche ai suoi dintorni. E’ sufficiente uscire dalla città (meglio se in auto) e puntare la prua ad est per ritrovarsi in uno scenario di montagna rilassante e incontaminato, dominato da verdissime foreste, prati curatissimi e laghi dalla forma irregolare che puntellano il paesaggio a macchia di leopardo. E’ la regione del Salzkammergut, che, nonostante l’arcigno toponimo teutonico, custodisce luoghi di delizie e vedute da cartolina. E’ qui che gran parte dei salisburghesi trascorre le vacanze estive: non solo per l’estesa rete di sentieri che consente rigeneranti passeggiate nella natura, ma anche perché la maggior parte dei laghi è balneabile e caratterizzata da una temperatura dell’acqua da latitudini ben più meridionali. Se l’ Attersee, immortalato dai dipinti di Gustav Klimt che vi trascorreva le vacanze, è il lago preferito dai diportisti e dagli appassionati di sport d’acqua, il Mondsee è interamente circondato da piste ciclabili dove è un piacere pedalare tra il verde e l’azzurro. Il Traunsee è famoso per le ceramiche di Gmunden ed il kite-surfing, mentre le rive del Fuschlsee ospitano il quartier generale della Red Bull, che, osservato dall’esterno, sembra un normalissimo ristorante per cerimonie a vetrate immerso nel verde, e non la sede di una multinazionale tentacolare.

Hallstatt

Ma è all’estremo oriente dalla regione, dove la valle si restringe ed il lago più selvaggio ha le sembianze di un fiordo norvegese abbracciato da montagne imponenti, che si trova la destinazione turistica universalmente più conosciuta della regione, quella che richiama turisti da tutto il mondo e in particolar modo asiatici in viaggio organizzato e crociere di terra che accorrono in gruppi numerosissimi con le loro reflex d’ultima generazione. Hallstatt è il tipico borgo alpino, quello ritratto in prima pagina su tutti i cataloghi che pubblicizzano le Alpi Austriache. C’è proprio tutto ciò che il viaggiatore si immagina da un paese delle fiabe: il lago cristallino, le montagne che lo avvolgono, le casette di legno e la chiesa con il tipico campanile gotico slanciato, visibile a chilometri di distanza. L’unica via di accesso è la trafficata (diciamo pure congestionata, se ci riferiamo ai week-end estivi) statale proveniente dalla cittadina termale di Bad Ischl, terminata solo nel 1890 con l’aiuto di cariche di dinamite per aprire un varco tra le rocce a picco sul lago. La stazione ferroviaria si trova sulla sponda opposta rispetto al villaggio, e giunge ad Hallstatt in treno ha l’opportunità di godersi una scenografica traversata di poco meno di dieci minuti su uno dei traghetti che fanno la spola tra le due rive. Poco distante, nella vicina cittadina di Obertraun, è possibile salire in funivia fino ai 2035 metri di quota del Monte Krippenstein (cima minore del massiccio del Dachstein, che si spinge fino a 3.000 metri) da dove un comodo sentiero vi condurrà nei pressi del Five Fingers Viewpoint, una piattaforma panoramica con cinque dita metalliche a strapiombo sul Lago di Hallstatt, da dove godere di una splendida veduta d’insieme del lago, del villaggio e dei rilievi circostanti.

Marktplatz

Passeggiando per il centro del villaggio (che va rigorosamente fotografato dalla verdeggiante isola artificiale al suo ingresso sud) non si può non cominciare della Seestrasse, la strada pedonale che lambisce il lago su cui si affacciano i tipici cottage in legno con coloratissimi fiori ad adornare i balconi. Procedendo lentamente, si giunge nel Marktplatz, la piazza principale che dal 1311 ospita il principale mercato dell’area. Qui si congiungono tutte le stradine della cittadina, le facciate delle case diventano multicolore e la fontana della Santissima Trinità adagiata sul suolo acciottolato è il principale punto di ritrovo per i gruppi turistici ed i circa 700 abitanti del villaggio. La chiesa, di professione evangelica, è poco distante: ricostruita nel diciannovesimo secolo, rappresenta il simbolo della lunga e tribolata storia della comunità protestante locale, osteggiata con la forza ai tempi della Controriforma. In posizione leggermente rilevata, la chiesa cattolica, più pregevole negli allestimenti interni, mostra stile romanico con influenze tardo gotiche che ne esaltano le forme. Prima di andare via, non dimenticate di arrampicarvi per le scalinate situate dietro la Piazza del Mercato per tastare una prospettiva fotografica diversa; il Welterbeblick, celebrato da un cartello un po’ autoreferenziale, ma meritato, è un punto panoramico considerato patrimonio dell’umanità. Al culmine della salita ci si imbatte in una cascata, purtroppo brutalizzata da un parcheggio tra le rocce soffocato da due gallerie stradali.

Hallstatt

Dulcis in fundo, le miniere di sale: il biglietto (36 euro) non è uno dei più digeribili, ma è compensato dall’ascesa in funicolare panoramica per raggiungere l’ingresso. Il tour, corredato da filmati e simulazioni in 3d, consente di inoltrarsi nelle viscere della montagna attraverso i caratteristici scivoli di legno per scendere alla maniera dei minatori di un tempo ed il trenino per risalire. Facile immaginare quale fosse (e quale continui ad essere) la destinazione del sale estratto nelle miniere di Hallstatt: se oggi Salisburgo vive soprattutto di turismo verde, non va dimenticata la sua antica vocazione scolpita per sempre nel suo toponimo: la città del sale, che al tempo dei principi-vescovi del Sacro Romano Impero, rappresentava l’oro bianco grazie al quale la città è diventata la più elegante della Regione Alpina. E che ha in Hallstatt, distante non più di 70 chilometri, la sua vicaria prediletta.

Five Fingers

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