Ecco perché crociere e turismo di gruppo non sono più sostenibili

Ecco perché crociere e turismo di gruppo non sono più sostenibili

E’ notizia di questi giorni l’introduzione di un ticket di ingresso di cinque euro a Venezia per scoraggiare l’affluenza di turisti in determinati periodi dell’anno. Ad un’analisi superficiale, benché provata da inopinabili ragioni di ordine giuridico, il provvedimento sembrerebbe un attentato alla libertà di circolazione del cittadino sancita dalla Costituzione Italiana, dal Trattato di Maastricht, e dalle norme di buon senso che classificano aberrante la privatizzazione del pubblico suolo, ma la Giunta Comunale della città lagunare avrà le sue buone ragioni. Il problema è individuare bene contro chi accanirsi. Chi è che disturba la fruizione di una delle città più belle del mondo ed impedisce una salutare passeggiata senza il fastidio della gente addosso? Non possiamo di certo puntare il dito contro la coppia, la famigliola o il viaggiatore solitario proveniente da ogni parte del mondo che ha prenotato un hotel online o nella sua agenzia di viaggi di fiducia e adesso si gode in piena autonomia gli scorci dal Ponte di Rialto o dalla Riva degli Schiavoni. Anche calcolando il totale delle loro presenze quotidiane, non arriveremo mai a raggiungere un indice di affollamento che invece ha ben altri protagonisti.

Crociere e turismo di gruppo

Pensiamo ad esempio ad una crociera: qualsiasi destinazione turistica sul mare di una certa importanza riceve quotidianamente la visita di uno o più grattacieli galleggianti semoventi che vomitano migliaia di passeggeri che si riversano nelle viuzze dei centri storici. L’approdo di una nave da crociera gioverà sicuramente all’economia turistica e alle attività di indotto del luogo, ma si rivela una penitenza troppo eccessiva per il viaggiatore individuale. Nonostante la pandemia, negli ultimi anni le principali compagnie crocieristiche hanno intrapreso una corsa al rialzo nell’offerta di posti letto a bordo: Msc World Europa e Costa Smeralda, neovarate ammiraglie delle due principali flotte italiane, ovvero quelle di MSC e Costa Crociere, possono trasportare rispettivamente 6.762 e 6.554 passeggeri, ovvero un 20% in più circa rispetto alle già sovraffollate unità precedenti. L’apertura dei portelloni è il segnale che scatena l’inferno: a piccoli crocchi o intruppati a gruppi di cinquanta unità dietro una scoglionata guida sottopagata con l’ombrellino o la bandierina, ognuno con la cruise card a tracolla e il numeretto adesivo identificativo sul petto, l’impetuoso fiume dei crocieristi invade la città disturbando, con la sua densità, i turisti che se ne stanno belli belli per i fatti loro. Un’esacerbazione del mordi e fuggi che può arrecare introiti solo a qualche bar e ai negozi di souvenir, visto che i visitatori dormono a bordo ed hanno già pagato a monte il trattamento di pensione completa a base di finta alta cucina e monumentali buffet di surgelati e precotti.

Crociere e turismo di gruppo

Se dal mare una destinazione turistica è attaccata dalle navi da crociera, dalla terra gli invasori assumono le sembianze dei bus turistici. In Italia e in Europa sono soprattutto le comitive asiatiche, le parrocchie e le associazioni ricreative a scegliere questa tipologia di turismo organizzato. Li riconosci subito: dietro la guida sono ordinati soldatini attempati dal passo lento e cappelli più o meno orrendi che fotografano anche i tombini. E sono tanti, troppi. Insopportabili quando, con la loro andatura macilenta, ti si parano davanti alla strettoia di una calle, un monumento o al panorama che vorresti fotografare senza disturbatori molesti. In alcune mete gettonate, si mischiano ai crocieristi in escursione privata e vanno a formare un’ininterrotta fiumana di gente che monopolizza le strade e intralcia la circolazione come un corteo di manifestanti. Viaggiare in pullman o imbarcarsi su una nave da crociera avrà il suo fascino e si rivela (se consideriamo la quantità di emissioni nocive pro capite) più ecologico di altri mezzi di trasporto, ma l’impatto sulla vivibilità e la capacità di carico della destinazione turistica è decisamente devastante. Come se non bastasse, queste tipologie di turismo, come ricorda la mia amica chef Maria Cristina Bellelli sulle colonne de “Il Giornale” (ne abbiamo parlato anche noi qui) brutalizzano la cucina tipica del territorio (anzi, a volte non la propongono affatto per via dei costi elevati) “in un’ottica di asservimento dell’offerta enogastronomica ai gusti e alle aspettative di un turismo estero di massa che ancora non si è riusciti a gestire nella maniera corretta“.

Crociere e turismo di gruppo

Ben vengano dunque dazi di ingresso alle città d’arte e checkpoint salati per i bus turistici. A condizione però che a pagarli siano i vacanzieri più impattanti sulla qualità dell’offerta turistica, in un’ottica di protezione del viaggiatore di qualità che si immerge nelle tipicità del territorio senza fuggir via di gente in gente e di mare in mare (se è un crocierista) come il Foscolo esule e paga profumatamente per farlo. Se la vacanza è un bisogno primario dell’essere umano, è necessario garantire la sua fruizione in condizioni di quiete e rilassamento, ed è compito degli enti locali pubblici e privati adoperarsi affinché ciò avvenga. Sostenibilità è parola oggi spesso abusata e inflazionata, ma è dovere di tutti cominciare a perseguirla negli ambiti dove il singolo cittadino investe più risorse personali. Ecco perché oggi crociere e turismo di gruppo non sono più sostenibili.

Crociere e turismo di gruppo

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