Isole dentro l’isola di Ischia: il lato ignorato dell’Isola Verde

Isole dentro l’isola di Ischia: il lato ignorato dell’Isola Verde

Chi arriva a Ischia con l’idea di godersi un paradiso mediterraneo accessibile e organizzato, farebbe bene a ricalibrare le aspettative. Perché esistono vere e proprie isole dentro l’isola di Ischia, luoghi affascinanti quanto irraggiungibili se non si dispone di un’auto o non si sa pilotare uno scooter su strade scoscese, affollate e ricche di guidatori creativi. Non si parla di eremi o sentieri da trekking, ma delle principali attrazioni turistiche dell’isola: località rinomate, pubblicizzate ovunque, ma praticamente inaccessibili per chi si muove con mezzi pubblici.

Maronti

Prendiamo per esempio i Giardini Poseidon, la Spiaggia di Citara, Sant’Angelo o i Maronti. Per raggiungerli dai principali punti di approdo (Ischia Porto, Casamicciola o Forio) senza mezzo proprio, l’unica alternativa è l’autobus. Sulla carta, esiste un orario. Nella realtà, le corse vengono saltate con tranquilla impunità, mentre le poche che passano sono così affollate che è spesso impossibile salire. Il numero 2, che porta ai Poseidon, è un miraggio su ruote. Sostare alla fermata può trasformarsi in un’esperienza mistica: un misto tra roulette russa e test di sopravvivenza isolana. E se per caso pensi di giocartela con i biglietti digitali, preparati a pagare il triplo: da 1,70 euro a 5,10 euro per un singolo tragitto. Un furto a cielo aperto giustificato da nulla. Taxi? Da Ischia Porto o Casamicciola ai Poseidon si è passati da 25 a 38 euro. Chiamalo progresso. Il concetto di “accessibilità” sull’isola è ormai una barzelletta: più ti allontani dai porti, più la realtà si distorce.

Ischia allevamento intensivo di turisti

Questa è la logistica delirante che rende certi luoghi isole dentro l’isola di Ischia. Bel paradosso, per un’isola che ambisce a tornare meta del turismo di lusso internazionale. A volerla promuovere come nuova Capri ci provano in molti, ma il risultato è tragicomico. Gli investimenti reali latitano, la progettazione è inesistente, e nel frattempo la confusione regna sovrana. Ischia è oggi invasa da un turismo cafonal, proveniente soprattutto dai sobborghi napoletani, che riempie traghetti e pullman di piedi nudi sui sedili, casse Bluetooth con trap o neomelodico a tutto volume e dialoghi a base di dialetto rozzo che sa più di rissa da bar che di accoglienza. La maleducazione è la norma, e chi prova anche solo a protestare viene guardato come un marziano. Il quadro si completa con strutture alberghiere sempre più care e fatiscenti, personale stanco, scortese o improvvisato, e un senso generale di decadenza. Angela Merkel, che da cancelliera sceglieva Ischia per le vacanze, oggi scapperebbe dopo tre ore (anche se lei aveva l’auto privata con autista…). Gli stessi operatori turistici sembrano rassegnati a una clientela senza pretese, che non cerca bellezza, ma solo rumore, frizzi e lazzi.

Ischia, l'Isola dei Cafoni

Ci sarebbe materia per un reality intitolato: “L’isola dei cafoni“, dove le puntate iniziano già sul traghetto. Altro che benvenuto! Qui il benvenuto è un autobus che non passa, un tassista che ti salassa e una meta turistica che somiglia a un circo improvvisato. Le isole dentro l’isola di Ischia sono il simbolo perfetto di un posto che non sa cosa vuole diventare: paradiso esclusivo o allevamento intensivo di turisti dequalificati. Ma finché non risolverà i suoi problemi più elementari, come far muovere le persone senza trattarle come bestiame, resterà intrappolata in questo limbo provinciale. E chi vuole un’isola vera, dovrà cercarla altrove.

Ischia, l'Isola dei cafoni